La storia del Circuito

“Il Circuito del Te” prese il nome dall’omonimo palazzo Gonzaghesco e dal suo viale alberato; questi erano parte del percorso cittadino lungo il quale i primi motociclisti ed automobilisti si sfidarono agli albori del motorismo competitivo Mantovano e Nazionale d’inizio Novecento. La prima notizia documentata è relativa al “Campionato Italiano di Motocicletta” che ebbe luogo il 7 e 8 settembre 1906 sulla “Pista del Te; il percorso complessivo di ben 60 Km, compiuti su più giri, vide quale inatteso vincitore il meccanico della Provincia di Mantova Roberto Vaccari su una moto di sua costruzione. Dal 1906 al 1914 si svolsero diverse competizioni organizzate dalle associazioni sportive Mantovane “Forza e Concordia” e “Pedale Mantovano”. La Grande Guerra causò un periodo di interruzione delle manifestazioni competitive che durò fino al 5 novembre del 1922 anno in cui fu organizzato sulla “Pista dell’Ippodromo del Te” il “Campionato Mantovano Motociclistico”; vi partecipò Tazio Nuvolari su Harley Davidson, vincendolo. Nel 1935 e 1936 lungo i viali del Te, su un tracciato denominato per la prima volta “Circuito del Te”, ebbero luogo due edizioni di “Gara di Regolarità “motociclistica. Nel 1937 “Il Circuito del Te” venne portato a gara motociclistica di 1a Categoria con la partecipazione di piloti di fama internazionale, tra i quali Alberto Ascari e Nello Pagani. Dobbiamo attendere il 1945 per rivedere la ripresa di nuove manifestazioni; un inedito tracciato di gara venne disegnato sul percorso Viale Risorgimento – Via Dante – Viale Isonzo, per un totale di 2350 metri da percorrere 20 o 25 volte a seconda della categoria dei motocicli. Nell’edizione 1945 primeggiò il corridore motociclistico Mantovano Guido Leoni. Il 6 ottobre 1946 ebbe luogo la “1a Coppa Giorgio ed Alberto Nuvolari”, gara automobilistica titolata per “FIA Voiturette / Sport Handicap” in ricordo dei figli del grande Tazio Nuvolari prematuramente scomparsi. In questa prima edizione, nella gara di punta “Sport Handicap”, Nuvolari corse su Cisitalia D46 col numero di gara 78, ma arrivò secondo a Guido Barbieri su Maserati A6 Sport a numero 56. Nella stessa giornata inoltre si corsero altre tre gare, secondo la divisione di classe fino a 750cc, fino a 1100cc e sino a 1500cc nelle quali presero parte vetture Sport Stanguellini di 750 e 1100cc, derivate Fiat di 750 e 1100cc, una Lancia Ardea 1100cc derivata ed una Aprilia di 1500cc derivata. Nel 1947 fu organizzata la “6a Prova Motociclistica Nazionale” nella quale fu messa in atto ancora una volta l’eterna sfida tra Moto Guzzi e Gilera. Il 13 giugno del 1948 fu la volta della “2a Coppa Giorgio ed Alberto Nuvolari” alla quale parteciparono nella categoria FIA Formula 2 Tazio Nuvolari su Ferrari 166 SC, Alberto Ascari e Luigi Villoresi su Maserati A6G CS, Achille Varzi ed il vincitore Felice Bonetto su Cisitalia 204 A, ed altri piloti di fama su Ferrari e Stanguellini. Nella categoria “Vetture Sport “un nutrito gruppo di Fiat, una Cisitalia 202 ed una Nardi nulla poterono contro le più performanti Cisitalia 204A del vincitore Adolfo Macchielardo col numero 10 e del secondo classificato Felice Bonetto col numero 20, e nemmeno contro le due Stanguellini Sport 1110 iscritte. Nel 1949 tornarono nuovamente le motociclette da corsa e la seconda bella vittoria del corridore Mantovano Guido Leoni, su un circuito rivisto in ottemperanza alle nuove disposizioni sportive che accrebbero lo sviluppo minimo sul singolo giro. Al fine di raggiungere i 4090 metri per completare un giro, infatti, per la prima volta si percorse Viale Piave nei due sensi con uno spettacolare quanto pericoloso incrocio concorrenti. Gli anni successivi videro il susseguirsi di manifestazioni motoristiche di carattere via via minore, che non riuscirono a competere per livello e prestigio a quelle degli anni ’40. Tutto finì nel 1954. Si spense lentamente l’interesse per un circuito cittadino sì breve, ma la cui conformazione imponeva concentrazione, variazioni di ritmo ed estrema pulizia nelle traiettorie, dal momento che prevedeva alternanza tra lunghi rettilinei e curve strette, e comprendeva la memorabile “esse” dell’Esedra di Palazzo Te; questa fu più volte teatro di inaspettati quanto spettacolari sorpassi e successive vittorie. D’altro parte questa morfologia di percorso particolarmente raccolta e nervosa al tempo stesso, ebbe il pregio di garantire agli spettatori la possibilità di seguire i propri beniamini con lo sguardo lungo la maggior parte del tracciato senza doversi muovere, o di poter appostarsi nei punti più critici del circuito semplicemente raggiungendoli a piedi.

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